venerdì 16 dicembre 2011

ROSSI (CONFESERCENTI): «ALLA FINE È IL COMMERCIO A PAGARE»

Non ha peli sulla lingua il presidente di Confesercenti Nicola Rossi: sul decreto Monti viene riconfermata la norma che prevede la libertà di apertura degli esercizi commerciali e la completa liberalizzazione delle autorizzazioni commerciali.
«Non ho la minima idea di che cosa c’entri la liberalizzazione dei negozi con la necessità di pareggiare il bilancio dello Stato - dichiara Rossi - Si è voluto ancora una volta nascondersi dietro l’urgenza della situazione economica per fare l’ennesimo doppio regalo alla grande distribuzione: aprire gli ipermercati, i centri commerciali come e quando vogliono i grandi potenti della distribuzione è solo un regalo fatto a questi signori».

«Chiaramente - prosegue Rossi - immediata la ricerca della Bocconi, secondo la quale le aperture domenicali porterebbero ad un incremento del PIL dello 0,25% .
Ovvio se non ci sono soldi in tasca ed i negozi sono aperti la domenica si spende lo stesso rubando nelle tasche degli altri poiché altre soluzioni non ci sono.
Ma c’è di peggio in realtà le aperture festive e senza limiti dei negozi non porteranno alcun vantaggio ai consumatori, anzi cresceranno i costi della distribuzione, ed in concreto causeranno un ulteriore trasferimento dei volumi di vendita dagli esercizi di vicinato (in particolare quelli dei piccoli comuni e dei quartieri) alla grande distribuzione.
Un trasferimento quantificato in circa il 4% del volume di vendite al dettaglio complessivo nella nostra provincia».

A seguito della liberalizzazione degli orari, è l’opinione di Confesercenti, saranno a rischio di chiusura nei prossimi tre anni il 15% delle attività commerciali della provincia, vale a dire circa 2.000 negozi, 7.500 posti di lavoro ecc., per non parlare del costo sociale della chiusura di questi negozi.

«Eppure le modifiche sulle liberalizzazioni sono state apportate: i tassisti, le farmacie, i professionisti. Dopo la minaccia iniziale il governo è tornato sui suoi passi, ma sul commercio no, avanti a testa bassa, tanto in parlamento chi difenderà qualche migliaio di ‘bottegari’ costretti a chiudere, a perder il posto di lavoro loro dei propri familiari e dei loro dipendenti» è l’amara conclusione di Rossi.

Da: Il Mattino di Padova 15 dicembre 2011

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