giovedì 8 dicembre 2011

NEGOZI, LA SVOLTA DEL GOVERNO MONTI MINA IL PIANO SALVA CENTRO DI FIRENZE


Il governo ha stabilito nella manovra di liberalizzare il commercio, una misura che potrebbe azzerare le norme per la tutela del centro storico approvate un mese fa

A tutto gas sulle liberalizzazioni. L'accelerazione sul commercio imposta dalla manovra del nuovo governo, secondo Palazzo Vecchio «mette la parola fine a qualunque forma di regolamentazione da parte di Regioni e Enti locali».
E il vicesindaco Dario Nardella si spinge oltre, parlando di «deregulation totale», che potrebbe innescare un caos ai limiti dell'anarchia.

Un boccone amaro per Firenze, dove, da appena un mese, è entrato in vigore il nuovo regolamento sul commercio, documento studiato per arrestare l'invasione di kebabbari e di attività di bassa qualità in genere. Un giro di vite varato soprattutto per tutelare le tradizioni fiorentine che stanno inesorabilmente scomparendo.
E lo sforzo dell'amministrazione potrebbe adesso rivelarsi inutile, perché il decreto «Salva Italia» rafforza ulteriormente la manovra agostana di Tremonti, che la Regione Toscana aveva già impugnato davanti alla Corte Costituzionale.

Gli scenari diventano adesso «davvero preoccupanti», riflette il vicesindaco di Firenze. E l'esempio emblematico evocato da Nardella non può certo far sorridere: «Se davvero dovessero prevalere i principi della concorrenza senza limiti, pensate cosa potrebbe accadere se al posto di un gioielliere del Ponte Vecchio dovesse arrivare una friggitoria o un commerciante di hot dog.
A quel punto il Comune si ritroverebbe completamente esautorato e non avrebbe alcun modo per impedire uno scempio del genere». Addio quindi agli ultimi baluardi della fiorentinità, che rischierebbero davvero di essere fagocitati dai negozi di chincaglieria cinesi e da fast food.

Addio anche a tutte le limitazioni sui giorni di apertura: «Sono curioso di sapere cosa diranno ora i sindacati, che tanto ci hanno attaccati per aver consentito l'apertura, limitata ai negozi del centro, per il Primo maggio». E la risposta del sindacato, che boccia sonoramente la mossa del governo, non tarda certo ad arrivare: «Se la norma è questa, addirittura più stringente di quella firmata Tremonti, non siamo d'accordo - ribatte Mauro Fuso, segretario della Cgil fiorentina - inoltre non è certo utile a rilanciare le attività sul piano economico».
Perché, con l'abolizione totale dei vincoli sulle distanze tra esercizi di certe categorie, per il leader della Cgil «ci ritroveremmo nella sciagurata ipotesi di sfilze di negozi dello stesso tipo, uno dopo l'altro», tutto mentre «davanti a una forte contrazione dei consumi sarebbe decisamente più auspicabile una puntigliosa di programmazione».
Niente più limitazioni sugli orari, con i commercianti autorizzati ad aprire 365 giorni l'anno, 24 ore su 24. Compresi Natale, Santo Stefano, Capodanno e Primo maggio.

Una rivoluzione epocale, destinata a cambiare anche il volto ed i tempi di vita nelle città d'arte, quelle a cui, fino ad oggi, la legge riconosceva più poteri. La scintilla di questo radicale cambiamento partì con la legge Bersani che, nel '98, cancellò il potere dei Comuni di fissare le distanze tra un esercizio e l'altro.
Da allora è stato un continuo accelerare. Tremonti aveva previsto che, in via sperimentale, dal prossimo 2 gennaio, Comuni e Regioni avrebbero dovuto adeguare le normative in modo da eliminare ogni limite in materia di orari.
Poi, a togliere «la temporaneità», eliminando ogni vincolo, ci ha pensato il nuovo premier. «Ergo, ognuno può fare che vuole e i Comuni non avranno più poteri - attacca il vicesindaco Nardella - una maggiore liberalizzazione, specie se studiata per andare incontro alle mutate esigenze dei cittadini, è la benvenuta, ma questa è una deregulation totale. Il valore del nostro nuovo piano commercio è davvero a rischio: noi però non molliamo e faremo valere le nostre ragioni in ogni sede».

Dal Corriere Fiorentino.it
Claudio Bozza
07 dicembre 2011

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