- Fino al
decreto Monti erano le Regioni a decidere sulla regolamentazione delle aperture
domenicali, in virtù della competenza legislativa residuale in materia di
commercio derivante dal nuovo Titolo V della Costituzione (l. cost. 3/2001),
una competenza più volte riconosciuta dalla Corte Costituzionale (tra le altre,
sentenza 288/2010
e 150/2011).
Nell'esercitare questa competenza quasi tutte le Regioni erano andate ben al di
là di quello che prevedeva la regolamentazione nazionale (d. lgs. 114/98)
ovvero 8 domeniche durante l'anno + le 4 di dicembre. Per esempio la Lombardia
prevedeva circa 23 domeniche l'anno, il Piemonte idem, il Friuli Venezia Giulia
29, l'Abruzzo 28, le Marche 26, Sicilia e Sardegna intorno a 20 più le zone
turistiche liberalizzate... Alcune regioni non avevano dettato una disciplina
specifica, e quindi le aperture domenicali erano quelle fissate dalla
disciplina nazionale (p.e. Veneto e Campania). Altre come l'Emilia Romagna
distinguevano tra comuni turistici (con aperture totalmente liberalizzate) e
non. Insomma un quadro composito ma non per questo preclusivo delle aperture
domenicali: ogni Regione, in base alle sue caratteristiche e alle sue esigenze,
fissava una disciplina specifica, dopo aver sentito enti locali, associazioni
di categoria e sindacati del settore. Mai registrati problemi e proteste. Anche
Federdistribuzione, l'associazione di categoria della grande distribuzione, accettava
la competenza regionale in materia di orari e aperture domenicali dei
negozi pur chiedendo (richiesta legittima dal suo punto di vista) più aperture
domenicali e una maggior uniformità tra le regioni (pag. 34 del report).
Ma c'è di più. La legge lombarda, particolarmente innovativa, prevedeva la liberalizzazione totale delle aperture domenicali per i negozi sotto i 250 mq (art. 103, comma 11): era una norma studiata appositamente per 'riequilibrare' la concorrenza fra grande, media e piccola distribuzione. Alla base di questo riequilibrio ci sono ragioni urbanistiche, prima che commerciali: l'Italia è fatta di città medie, di centri storici e di vie di negozi,che tutti intendono preservare. Quindi, in questo specifico campo, il paragone con gli Stati Uniti è viziato da una diversità di fondo nell'organizzazione urbana e nell'offerta commerciale. - Torniamo alla liberalizzazione del Governo. Già nella manovra di agosto 2011 qualcuno prova a inserire una norma nazionale totalmente liberalizzatrice su orari e aperture dei negozi: ma a settembre, in fase di conversione del decreto legge (a quel tempo esisteva ancora un minimo di dialettica parlamentare, poi svanita), in commissione la liberalizzazione totale viene limitata a 'località turistiche e città d'arte' e prevista 'in via sperimentale'. Questa norma viene furbescamente formulata come un comma aggiunto al d. lgs 223/2006: si tratta del decreto Bersani (le cosidette "lenzuolate") che liberalizzava, tra le altre cose, alcuni aspetti della distribuzione commerciale (distanze minime, limiti all'offerta merceologica, registri abilitanti ecc). Questo decreto era già passato - ecco il barbatrucco - al vaglio della Corte Costituzionale che ne aveva dichiarato la legittimità costituzionale, fondandola sul titolo statale della "tutela della concorrenza", pur ribadendo in altre sentenze (come la già citata 150/2011 ) che la materia degli orari dei negozi attiene alla disciplina del commercio, di competenza regionale.
- A novembre
2011 cade Berlusconi e arriva il governo tecnico. A questo punto ci riprovano
e, nel decreto legge 201/2011, espungono chirurgicamente le parole
"località turistiche e città d'arte" precedentemente inserite e il
gioco è fatto: la liberalizzazione è totale, su tutto il territorio nazionale.
Il decreto viene convertito a tambur battente in legge, e nel marasma di quei
giorni non c'è la benchè minima discussione e non si cambia neanche una
virgola.
Alcune regioni però reagiscono: Veneto e Toscana a fine dicembre emanano nuove disposizioni sul commercio, che dettano specifiche norme sulle aperture domenicali. Il Veneto passa da 8 a 16 aperture consentite (+ le 4 di dicembre), la Toscana demanda la disciplina specifica ai comuni, senza porre limiti. Le altre regioni reagiscono in ordine sparso.
I centri commerciali e i supermercati intanto a gennaio cominciano ad aprire tutte le domeniche. Alcuni comuni veneti e toscani (ma ci prova anche Milano) emettono ordinanze limitatrici fondandole sulle discipline regionali. Le grandi catene, appoggiate da Federdistribuzione, ricorrono ai Tar che, in tutti i casi, di fronte al rischio di danno economico in capo agli operatori economici ricorrenti, concedono le sospensive ai provvedimenti comunali che limitavano le aperture. A questo punto otto regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Sardegna, Sicilia, Lazio) ricorrono alla Corte Costituzionale per invadenza delle loro competenze in materia di commercio: l'udienza pubblica si è tenuta il 7 novembre scorso, si attende entro l'anno la sentenza. Se può interessare, oltre ai singoli ricorsi sul sito della Corte (Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto, tra gli altri) c'è questo parere del prof. Valerio Onida, ex giudice della Consulta. - Fin qui il
problema giuridico. Veniamo al discorso economico. Una commessa di un
ipermercato che qualche anno fa ha scelto di fare questo lavoro sapeva che le
aperture domenicali sarebbero state una o due al mese, perchè così prevedevano
le normative regionali e così era la prassi. Poi da un giorno all'altro, senza
preavviso, senza la benchè minima discussione tra enti locali e governo, si
vede appioppare quattro domeniche al mese più tutte le feste comandate (Pasqua,
Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 1 novembre ecc). Contemporaneamente
vengono via via disdettati
molti contratti integrativi aziendali che prevedono la maggiorazione del
30% per il lavoro domenicale: perchè pagare di più la domenica quando è
diventato un giorno come un altro?
Altra categoria, altri problemi: i titolari dei negozi che si trovano nei centri commerciali. Anche loro hanno scelto questa attività perchè prevedevano una o due aperture festive al mese. I contratti con i centri commerciali, particolarmente onerosi, prevedono delle forti penalità in caso di chiusura in una giornata in cui il centro commerciale è aperto. E anche a loro si cambiano le carte in tavola senza il minimo preavviso: sempre aperti, prendere o lasciare. Conosco il titolare di una lavasecco a gestione familiare che da metà novembre 2011 è sempre rimasto aperto tranne il giorno di Pasqua. Quindi non sono solo i dipendenti a essere coinvolti, ma anche questi piccoli imprenditori indipendenti che dipendono dal centro commerciale. - Lo Stato
invoca la competenza in materia di tutela della concorrenza per giustificare il
suo intervento. E inserendo la liberalizzazione nel decreto Bersani del 2006 si
rifà alle disposizione comunitarie in materia di libera circolazione delle
merci e di prestazione dei servizi. Peccato però che, a partire dagli anni
Novanta, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee abbia
più volte ribadito, proprio in materia di aperture domenicali, che ogni
Stato (e ogni Regione) può dettare la normative che vuole, in base alle sue
tradizioni e alle sue priorità: se obbligo un negozio a chiudere la domenica,
la norma si applica ai prodotti nazionali e a quelli esteri, e quindi non c'è
discriminazione.
Ma si può parlare di "tutela" della concorrenza quando abbiamo due situazioni distinte? Da un lato la grande e la media distribuzione (centri commerciali, supermercati, grandi superfici specializzate nell'elettronica o nella moda) collocati al di fuori dei centri urbani, e dall'altro la piccola distribuzione, cioè le migliaia di negozi collocati nei centri abitati e nelle vie commerciali. Sono situazioni troppo diverse per essere disciplinate allo stesso modo. Una piccola superfice non ha il turn over di personale sufficiente per garantire l'apertura tutte le domeniche dell'anno.
Obiezione: e chi se ne frega, chi non ce la fa chiude e si va avanti. Distruzione creatrice. Vero, peccato che non so a quanti possa piacere avere paesi svuotati dei principali servizi e centri storici pieni solo di kebabbari. Anche a livello turistico, gli stranieri non vengono in Italia per andare nei centri commerciali che trovano anche da loro. Mi rendo conto che è un discorso scivoloso, perchè non è possibile programmare rigidamente a livello politico lo sviluppo commerciale: ma resta il fatto che la vera concorrenza nel retail è la coesistenza tra grandi superfici (fuori dai centri abitati) e piccole superfici specializzate nei centri abitati. Poi una volta garantita questa coesistenza sarà il mercato ad orientare le scelte degli operatori e dei consumatori. Se distruggo questo equilibrio non ottengo più concorrenza, ma meno.
In questo contesto, è giusto lasciare alle singole Regioni la possibilità di disciplinare in modo differenziato la materia degli orari dei negozi? E' logico che una grande catena, presente su tutto il territorio nazionale, dirà di no, perchè più uniformità c'è e meglio è per lei. Ma per la piccola distribuzione la competenza regionale è una difesa. - Ultima considerazione e poi ho veramente finito. La prassi europea. Tranne la Svezia, gli unici Paesi Ue ad avere completamente liberalizzato gli orari e le aperture dei negozi sono i Paesi dell'ex blocco comunista. In Spagna decidono le comunità autonome (Madrid ha tentato proprio recentemente il colpo di mano con la liberalizzazione ma la Catalogna si è già opposta: vi ricorda qualcosa?), in Francia sono esenti dall'obbligo di chiusura le zone turistiche e le grandi aree urbane, in Uk non c'è obbligo di chiusura ma l'apertura domenicale per le grandi superfici è consentita per un numero massimo di 6 ore (per riequilibrare la concorrenza con i piccoli, lasciati liberi). Poi c'è la Germania, con la normativa più rigida in materia: l'obbligo di chiusura alla domenica è stato addirittura sancito dalla Corte Costituzionale, e comunque la competenza spetta ai singoli Lander. Su wikipedia c'è un'utile pagina comparativa fra tutte le legislazioni mondiali in tema di aperture domenicali.
- Complimenti per questo commento a Alberto Tedeschi
- http://www.fermareildeclino.it/articolo/lapertura-domenicale-degli-esercizi-commerciali
RIFLESSIONI, PROPOSTE, SPUNTI E ARTICOLI VARI RIGUARDANTI IL COMMERCIO DI VICINATO e non solo
venerdì 7 dicembre 2012
POST ESAUSTIVO E BEN DOCUMENTATO SULL’EVOLUZIONE DELLE APERTURE DOMENICALI
lunedì 13 agosto 2012
Gb: aperture domenicali negozi, nuovo scontro coalizione
(ANSA) - LONDRA, 12 agosto 2012
Nuovo scontro nella coalizione in Gran Bretagna, stavolta sulle aperture domenicali dei grandi negozi. I conservatori vorrebbero rendere permanenti le liberalizzazioni concesse per sei settimane quest'estate solo per le Olimpiadi.
Ma se i Tory sono a favore, i Lib Dem sono contro. E con i junior partner della coalizione, in particolare il ministro delle Attivita' Produttive Vince Cable, sono contrari anche i piccoli commercianti e la Chiesa d'Inghilterra
lunedì 6 agosto 2012
L’ASCOM ACCOGLIE “LA SFIDA”E PLAUDE L’ARTEFICE DEL CARTELLO “LA DOMENICA FATE L’AMORE, NON LA SPESA”
IL CARTELLO E' STATO APPESO NELLA VETRINA DI UN
NEGOZIO DEL CENTRO COMMERCIALE “IL PARCO” DI CAMPOSAMPIERO: SUBITO UN INCONTRO
PER AIUTARE LE ATTIVITA’
"La domenica fate l’amore, non la spesa”.
Questa la provocazione lanciata dalla titolare di un
negozio del centro commerciale “Il Parco” di Camposampiero, un invito diretto
al consumatore o un lamento per far conoscere i mancati incassi delle domeniche
e i costi ai quali si va incontro?
L’Ascom raccoglie la sfida e plaude l’artefice (o gli
artefici) di tale iniziativa , che ha avuto il coraggio di “uscire alla
scoperto” raccontando la dura realtà dei piccoli negozi di carattere familiare
che rischia di peggiorare e mettere in ginocchio numerose attività.
“La nostra Associazione – ha dichiarato Fernando Zilio
Presidente Ascom Confcommercio Padova – ha inserito nell’ordine del giorno
della riunione della giunta e del consiglio Ascom (in programma lunedì 30
luglio) di “premiare” la temeraria imprenditrice che si è esposta a nome dei
tanti colleghi; inoltre invito i negozi del centro commerciale “Il Parco” a
rivolgersi alla nostra Associazione per cercare una via d’uscita".
“La missione dell’Ascom – ha continuato Zilio è
tutelare le aziende, grandi e piccole che siano e far in modo che non muoiano
ma che crescano perché sono il volano dell’economia e creano posti di lavoro.
A tal proposito l’ufficio studi di Ascom Padova
Confcommercio ha effettuato, nei mesi scorsi, un’indagine sull’introduzione
delle liberalizzazioni in tre centri commerciali della Provincia di Padova e ha
riscontrato che il 60% dei piccoli operatori commerciali intervistati ha
espresso parere negativo sul fatto di tenere aperti i negozi tutte le domeniche
, in primis perché ciò toglie spazio di vita familiare e in secondo luogo
perchè la dilatazione del tempo da dedicare agli acquisti non risolve
assolutamente la disponibilità di danaro a disposizione del consumatore, sempre
più compressa a causa soprattutto dell’enorme peso delle spese obbligate legate
alla casa, alle utenze, agli affitti. L’invito è aperto, quindi, a coloro che
desiderano in qualche modo sfruttare le competenze dell’Associazione in tema di
mercato del lavoro e di marketing strategico per cercare di comprendere come
organizzarsi al meglio per affrontare queste nuove dinamiche che riguardano lo
sviluppo della propria attività e anche la recente riforma del mercato del
lavoro.
Camposampiero,
26 luglio 2012
domenica 24 giugno 2012
Seriate offre 10mila euro per rilanciare le attività commerciali
In tempo di crisi e della dilagante costruzione di supermercati c'è chi la pensa diversamente. Com
l'amministrazione comunale di Seriate, che ha promosso un'interessante iniziativa volta a valorizzare il commercio locale e a ravvivare il centro storic. Si tratta di un bando per la selezione di soggetti a cui concedere contributi a sostegno sia della costituzione di nuove attività commerciali e artigianali, sia della prosecuzione delle attività già esistenti.
Il Comune per il 2012 ha deciso di stanziare 10 mila euro da erogare per l'apertura o il mantenimento di attività commerciali di vendita al dettaglio, artigianali, alimentari, attività di servizio e di pubblico interesse in aree ben precise del paese, tra cui Piazza Bolognini, Via Colombo, Via Decò e Canetta, Via IV Novembre, Via Parietti e Via Tasca.
l'amministrazione comunale di Seriate, che ha promosso un'interessante iniziativa volta a valorizzare il commercio locale e a ravvivare il centro storic. Si tratta di un bando per la selezione di soggetti a cui concedere contributi a sostegno sia della costituzione di nuove attività commerciali e artigianali, sia della prosecuzione delle attività già esistenti.
Il Comune per il 2012 ha deciso di stanziare 10 mila euro da erogare per l'apertura o il mantenimento di attività commerciali di vendita al dettaglio, artigianali, alimentari, attività di servizio e di pubblico interesse in aree ben precise del paese, tra cui Piazza Bolognini, Via Colombo, Via Decò e Canetta, Via IV Novembre, Via Parietti e Via Tasca.
Possono presentare la richiesta, entro le 12.30 del 31 Agosto 2012, i titolari di attività già esistenti da almeno dieci anni, e chi intende avviare una nuova attività commerciale o artigianale.
Metà del fondo offerto dall'amministrazione verrà erogato come contributi alle attività operanti già da 10 anni le quali, per i successivi 3 anni, godranno di uno sgravio fiscale pari al 50 % della sommatoria finale di IMU, Tassa sui rifiuti solidi urbani e Tassa occupazione del suolo pubblico, già
pagati. La restante metà del fondo verrà erogato a chi aprirà una nuova attività.
Metà del fondo offerto dall'amministrazione verrà erogato come contributi alle attività operanti già da 10 anni le quali, per i successivi 3 anni, godranno di uno sgravio fiscale pari al 50 % della sommatoria finale di IMU, Tassa sui rifiuti solidi urbani e Tassa occupazione del suolo pubblico, già
pagati. La restante metà del fondo verrà erogato a chi aprirà una nuova attività.
Per ogni domanda accettata verranno stanziati 2 mila euro. La speranza è che un intervento anti-crisi come questo, possa servire a tutelare la ricchezza commerciale dei piccoli borghi come quello seriatese e magari sia uno stimolo anche per altri comuni della nostra provincia.
domenica 20 maggio 2012
ALCUNI SPUNTI PER VENDERE
Ho trovato questo articolo
nel quale sono espressi alcuni punti per rendere un’esperienza di acquisto in negozio
estremamente positiva.
Innanzitutto puntiamo
sul rapporto interpersonale, facendo sentire il nostro visitatore benaccetto,
accogliendolo con un bel sorriso e lasciandolo libero di guardarsi intorno.
Facciamo capire che
siamo a disposizione, ma non insistiamo e non facciamo sentire il cliente sotto
controllo.
Un’ottima esposizione
interna aiuterà il nostro cliente ad associare autonomamente acquisti complementari
(un esempio semplicissimo è quello di esporre un paio di scarpe con accanto
borsa e cintura in tinta).
Poniamoci come
obiettivo primario la soddisfazione del cliente e non la vendita in sé, considerando
che alla vendita mancata di oggi possono seguire acquisti futuri e ottimi (e sempre
efficaci) passaparola.
Di primaria
importanza per la stimolazione visiva è l’illuminazione, che deve essere il più
possibile simile alla luce del giorno, la quale è piacevole per il cliente e
soprattutto non altera il colore della nostra merce.
Conquistato il
cliente dal punto di vista umano e visivo passiamo all’aspetto olfattivo e cerchiamo
di mantenere profumazioni piacevoli e se possibile inerenti la nostra attività
.
Se abbiamo un negozio
di costumi da bagno il profumo piacevole degli abbronzanti ricorderà al nostro
cliente la spiaggia, il mare, il sole caldo e quindi un’esperienza positiva che
nella maggior parte dei casi si conclude con l’acquisto del costume da bagno,
inteso come oggetto necessario alla realizzazione del desiderio.
Oggi sono di moda
addirittura i biglietti da visita profumati, al caffè per i bar, all’arbre
magique per le concessionarie,…
Dal punto di vista
auditivo gioca un ruolo fondamentale la scelta della musica di sottofondo, quindi
via alla disco e all’hip hop per i negozi di teen-agers e ad una soft musica da
camera per una gioielleria.
Il tatto viene
stimolato attraverso il contatto diretto con i beni (se materiali) ed è di
vitale importanza, in quanto tenere in mano un oggetto da la sensazione di
possesso e una volta che si “ha” qualcosa è difficile poi rinunciarvi…
Se ci occupiamo di
merci alimentari ottimi gli assaggi per la stimolazione del gusto (approfittiamo
dell’assaggio per far conoscere nuovi prodotti!), negli altri casi possiamo
offrire una caramella o un cioccolatino.
Consideriamo che la
popolazione è oggi molto attenta all’ambiente e alla salute, quindi se
attinente ai nostri prodotti (esempio abiti senza fibre sintetiche) facciamolo
presente.
Ora, immaginiamo, dopo
una giornata di traffico, otto ore di lavoro, una litigata con il compagno e venti
telefonate pubblicitarie, finalmente stiamo passeggiando per il centro e
vediamo questa vetrina che ci attrae e decidiamo di entrare: luce piacevole, commessa
gentile, profumi pieni di ricordi, musica che rispecchia il nostro stile,
ordine, sapori, veniamo considerati importanti, siamo coccolati e proviamo sensazioni
piacevoli… esperienza decisamente positiva e quindi da ripetere e più il
cliente entra in negozio più prodotti vede e più possibilità abbiamo di concludere
vendite.
domenica 6 maggio 2012
TOH, UN NUOVO SUPERMERCATO AL CONFINE CON BERGAMO!
Quanto
avevamo bisogno di un nuovo supermercato nella nostra provincia!
Se
poi pensiamo che questo nuovo supermercato si trova a Colognola (si affaccio
sulla strada che da Curnasco porta verso il sottopasso di Colognola) a
pochissimi chilometri di distanza dal centro commerciale di Orio al Serio, da
quello di Curno, da quello di Stezzano e forse qualche altro ancora che mi
sfugge... beh, si capisce quanto grande fosse l'attesa del pubblico!
Quando
ho visto crescere la costruzione di questo nuovo supermercato ho sperato per un
pò di tempo che fosse altro: una concessionaria d'auto o moto, un'esposizione
di qualche genere, un negozio... e invece no, la fascia di confine con Bergamo
si arricchisce dell'ulteriore supermercato.
A
questo punto mi chiedo se esista un piano per la gestione delle aperture di
questi supermercati.
Come
è possibile aiutare i piccoli negozi di quartiere se poi ogni 4-5 km sorge un
nuovo supermercato ogni manciata di anni?
Ma
i nostri amministratori non hanno nessun potere di limitazione o comunque di
gestire in maniera razionale il sorgere di centri commerciali ed affini?
Pensando
a quel che sta accedendo da ormai troppi anni, mi rispondo da solo: no, non
esiste nessuna supervisione ma ogni comune fa quel che vuole, col rischio di
ritrovarsi con un centro commerciale o un ipermercato/supermercato in quasi ogni
comune.
Se
è quello che davvero vogliamo... beh, avanti il prossimo!
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