Chiarendo che la materia degli orari e delle
conseguenti deroghe, è di competenza residuale delle Regioni e che anche la
Corte costituzionale, in una delle ultime sentenze, ha sancito proprio questo
principio: gli orari non rientrano nella materia della tutela della
concorrenza, ma del commercio, così come previsto dall’ articolo 117 della
Costituzione.
Mi chiedo allora quale obiettivo si era
proposto il governo che, tra il mese di luglio e settembre 20011, è intervenuto
con delle norme che hanno creato confusione su confusione nei cittadini
consumatori: si è passati dalla liberalizzazione solo a favore dei comuni
turistici e città d’arte (D.L. 98 del 06/07/2011), alla liberalizzazione per
tutti i comuni (D.L. 138 del 13/08/2011), per poi ritornare di nuovo indietro
con la manovra (Legge 148) approvata il 13/09/2011.
L’operazione, quantomeno confusa delle ultime
disposizioni governative, è stata motivata come segno di massima
liberalizzazione e strumento idoneo per avvicinarci all’Europa e,
conseguentemente, favorire il consumo delle famiglie.
Non mi sembra la strada idonea a far
aumentare i consumi dei cittadini e far girare l’economia: servono ben e più
importanti strumenti normativi strutturali finalizzati al lavoro,
all’occupazione, alle imprese, alle famiglie.
Non mi risulta comunque che in Europa venga
applicata una deroga così selvaggia: non in Germania, sicuramente non in
Francia, ne tantomeno in altre nazioni occidentali.
Bisogna poi dire che alcune Regioni hanno già
o stanno per impugnare anche le disposizioni che prevedono le deroghe
domenicali e festive per i soli comuni turistici e città d’arte.