Liberalizzazione degli orari e delle aperture
domenicali questi saranno i prossimi argomenti sui quali certamente si aprirà
un confronto con gli enti locali.
Più domeniche aperte è questa l’idea che
arriva come una bomba esplosiva dal Governo dimissionario Berlusconi e che ora
è al vaglio del nuovo esecutivo guidato dal Prof. Mario Monti.
A fronte di questo progetto che tende a
scardinare l’attuale sistema delle aperture in deroga (cioè 8 festività di apertura dei negozi oltre all’ultima di novembre e
quelle di dicembre per l’Emilia mentre in Lombardia sono in totale 22 all’anno ),
ritengo necessario formulare alcune riflessioni che si sintetizzano in una
forte preoccupazione se venisse in questo modo variata la attuale normativa
regionale.
La prima osservazione risiede nella
constatazione che se volessimo condividere e concordare regole certe ed
omogenee in materia di orari e giorni di apertura la discussione non può essere
limitata solo al numero delle domeniche aperte in deroga, ma deve tenere necessariamente
conto dell’urgente necessità di un confronto serio sull’intero settore del commercio
e della necessità di individuare strategie idonee e fattibili per una sua
modernizzazione.
Ampliare il numero delle aperture domenicali in un momento di
grave crisi economica quale quello che stiamo attraversando e con una drastica
riduzione della capacità di spese delle famiglie non farebbe altro che
spostare i consumi dalle giornate feriali a quelle festive, mettendo in
seria difficoltà gestionale i negozi di vicinato a tutto vantaggio dei
centri commerciali.
Una politica di maggior aperture domenicali
rischierebbe di far scomparire quelle piccole, ma indispensabili realtà
commerciali di vicinato, risorse preziose dei centri storici e degli assi
commerciali delle nostre città e dei nostri paesi condannandoli inevitabilmente
al loro degrado. Inoltre, ritengo che il maggior costo per le aperture
domenicali si scaricherebbe con tutta possibilità sui prezzi al consumo e
quindi su tutti i cittadini e sulle condizioni dei lavoratori del commercio.
C’è necessità, quindi, di armonizzare tutte
le diverse specificità relative alla particolarità del territorio, delle varie
vocazioni turistiche a quelle culturali, ecc.
Occorre definire in tempi certi un calendario
di aperture domenicali e festive, però rendendo obbligatoria la concertazione
con le associazioni di categoria dei datori di lavoro e dalle organizzazioni
sindacali dei lavoratori.
A questo si aggiunga l’esigenza di affrontare
la questione legata ai tempi di vita e di lavoro nella città e dei servizi
complementari (asili, assistenza anziani, servizi alle persone, ecc.) garantiti
alle persone che lavorano e l’attuazione delle politiche di sostegno per la
riqualificazione e rivitalizzazione dei centri urbani.
In conclusione, quella degli orari e delle
aperture domenicali sarà un problematica che ci vedrà attenti difensori di quel
meritato riposo e di quella vita privata che al commerciante non può essere
sottratta e tanto meno negata.
Articolo di GIOVANNI STRUZZOLA Direttore Unione
Commercianti di Piacenza
Nessun commento:
Posta un commento