ll Governo Monti ha presentato all’interno
del Decreto che taglia le pensioni e reintroduce l’ICI, la totale
liberalizzazione degli orari commerciali.
Non più quindi una limitazione alle sole
Città d’Arte, ma la possibilità per negozi ed ipermercati di aprire 24 ore al
giorno, la domenica ed i giorni festivi, come Natale e Pasqua.
Assieme a questa norma, chiara e netta, si
delinea anche il superamento dei vincoli in materia di insediamenti
commerciali, considerati contrari alla libera concorrenza.
A Modena ciò potrebbe voler dire l’apertura
di un elevato numero di grandi strutture commerciali, anche a fronte dello
“spegnimento” dell’Ente regolatore, la Provincia.
Qualcuno ha ipotizzato, in un quadro di
liberalizzazione delle licenze oltre i 2.500 mq, la possibile apertura di una
decina di ipermercati di medie dimensioni nei prossimi anni, nelle città di
Modena, Carpi, Sassuolo e Mirandola.
L’autore di questa normativa è l’ex garante
alla concorrenza Catricalà, ora Sottosegretario, noto per la grande
disponibilità dimostrata nella sua precedente attività verso la potente
associazione della Grande Distribuzione privata: Federdistribuzione.
Proprio Federdistribuzione pare aver scritto
alcune parti della manovra Monti riguardo al commercio di farmaci, di
carburanti e quelle citate sul commercio al dettaglio, identiche alle richieste
avanzate negli ultimi mesi dall’Associazione.
Federdistribuzione è riuscita negli anni,
anche finanziando soggetti vicini all’Università Bocconi (Cermes), a suscitare
un grande interesse rispetto alla propria piattaforma di liberalizzazioni.
Liberalizzazioni che innegabilmente
porteranno maggiori utili a quelle imprese, ma che danneggiano l’occupazione, i
consumatori, i cittadini, la qualità della vita di milioni di persone.
Danneggeranno l’occupazione, perché
chiuderanno migliaia di imprese piccole e grandi, che non potranno reggere la
concorrenza, e le nuove assunzioni non compenseranno che in minima parte i
posti di lavoro persi. Crescerà la precarietà, già oggi a livelli
intollerabili. I consumi non aumenteranno, con l’estensione degli orari, ma si
sposteranno dal commercio “debole” a quello “forte”.
Danneggeranno i consumatori, perché quelle chiusure
si concentreranno nel residuo commercio nei quartieri, nel commercio di
vicinato, a favore dei grandi centri periferici. E gli anziani? E le persone
con problemi di mobilità? E chi non ha l’auto? E chi non ha una mezza giornata
per fare la spesa?
Danneggeranno i cittadini, perché nelle aree
dove scompare il commercio cresce il disagio sociale, appare la malavita.
Perché i costi sociali per risolvere i problemi che si aprono sono immensi,
come accaduto negli anni, ad esempio a Modena nell’area della Pomposa. In
particolare si annuncia un autentico disastro per i Centri Storici delle
principali città della Provincia, con l’accentuazione del fenomeno della
desertificazione commerciale.
Danneggeranno i lavoratori, o meglio le
lavoratrici, che sono la stragrande maggioranza degli occupati nel commercio
nella provincia di Modena. Già oggi il netto peggioramento delle condizioni di
lavoro è sotto gli occhi di tutti. Domani, la crescita del lavoro notturno,
domenicale e festivo, aprirà una frattura tra le lavoratrici e le proprie
famiglie, farà crescere il disagio a tutti i livelli.
Contro la falsa liberalizzazione del
Commercio debbono attivarsi tutti: gli Enti Locali, le forze politiche, i
lavoratori ed i cittadini.
Lo sciopero del 12 dicembre contiene anche
questo tema, con la richiesta di profonde modifiche a questa parte del Decreto
Monti.
Anche per segnalare la rilevanza di questo
tema, la Filcams CGIL di Modena estende nei propri settori lo sciopero generale
a tutta la giornata di lunedì 12 dicembre.
Da: sassuolo2000.it
(Marzio
Govoni, segretario provinciale Filcams CGIL Modena)
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