sabato 24 marzo 2012

PROPOSTA PARLAMENTARE PER GLI ORARI DEL COMMERCIO


Presentato un ordine del giorno sul decreto del Governo che si è impegnato a riaprire il tavolo con le Regioni
La deputata Pd, Donella Mattesini, ha presentato un ordine del giorno sulla liberalizzazione degli orari del commercio. Parzialmente accolto dal Governo, consentirà di riattivare il tavolo di confronto con le Regioni.
Due gli elementi fondamentali: "il processo di liberalizzazione non deve penalizzare, bensì salvaguardare, i soggetti più deboli e cioè i piccoli esercizi e quei consumatori che si servono dei negozi di vicinato, tenuto conto che il commercio di prossimità costituisce il tessuto delle nostre città, contribuendo a determinare sicurezza, socialità ed identità".
Pieno sostegno, quindi, al commercio di vicinato che "rappresenta non solo una tradizione imprenditoriale tipica del nostro Paese, ma anche una realtà rilevante dal punto di vista economico ed occupazionale".
Nel suo ordine del giorno, Donella Mattesini sottolinea che "l'ulteriore liberalizzazione ed ampliamento degli orari può risultare utile, anche al fine di rendere più accoglienti e fruibili le città ed i paesi, sia per i cittadini residenti che per i turisti, purché accompagnato da una regolamentazione integrativa che coinvolga gli enti territoriali e che salvaguardi gli elementi di equilibrio per il mantenimento della pluralità del commercio, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori".
Le Regioni sono, in questa materia, un fondamentale punto di riferimento: "con la legge Costituzionale 3 del 2001 hanno assunto potestà legislativa piena in materia di commercio ed hanno complessivamente ampliato gli elementi di liberalizzazione, in particolare per gli orari ed i turni di chiusura".
Sono quindi chiamate a decidere su un settore estremamente complesso che ha un impatto immediato sui cittadini ma anche coinvolge anche un grande numero di lavoratori: "il terziario occupa circa 3 milioni di lavoratori, di cui il 64% sono donne.
Una liberalizzazione senza strumenti e luoghi di programmazione condivisa rischia di accentuare notevolmente le difficoltà a rendere compatibili tempi di vita e tempi di lavoro e nella gestione degli equilibri familiari, anche a causa dell'assenza di servizi integrati per l'infanzia, per gli anziani e di trasporto".
Secondo Donella Mattesini, in questo quadro, è necessario evitare alcuni rischi. "Il primo è la cannibalizzazione degli esercizi commerciali medio-piccoli, che avranno più difficoltà ad organizzarsi e competere con le grandi strutture dei centri commerciali, con il conseguente degrado del tessuto urbano e sociale dei nostri territori. Il secondo è rappresentato dai problemi conseguenti l'aggravio dei costi indotti dall'apertura sette giorni su sette.
E questo possono determinare effetti negativi sull'occupazione, sulla qualità e dignità del lavoro, sulla possibile ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro nella grande distribuzione".
Nel suo ordine del giorno, Donella Mattesini sottolinea che "la maggiore liberalizzazione degli orari, per essere funzionale e funzionante deve essere inserita all'interno di un disegno complessivo degli orari di una città e di tutti i suoi servizi".
Punto di riferimento normativo è la legge 53 del 2000 la quale stabilisce che le Regioni approvino norme per il coordinamento da parte dei Comuni degli orari dei negozi e che il Piano territoriale degli orari sia uno strumento unitario per finalità ed indirizzi.
Nella sua elaborazione devono essere valutati gli effetti sul traffico, sull'inquinamento e sulla qualità della vita. Per l'attuazione e la verifica contenuti nel Piano regolatore degli orari, il Sindaco istituisce un tavolo di concertazione cui partecipano: prefetto, presidente Provincia, un dirigente per ciascuna pubblica amministrazione coinvolta, rappresentanti sindacali e degli imprenditori, provveditore agli studi e presidenti delle aziende dei trasporti urbani ed extraurbani. La liberalizzazione degli orari del commercio, deve quindi essere inserita in un piano generale che ridisegni la funzionalità della vita cittadina.
Il Governo ha quindi accolto la richiesta, formulata da Mattesini nell'ordine del giorno, di aprire un tavolo di confronto con le Regioni e gli Enti Locali, necessario alla armonizzazione delle norme relative ai processi di liberalizzazione con le norme contenute nella legge 53.

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