sabato 31 marzo 2012

ANCHE IL CARDINALE DI MILANO CONTRO L’APERTURA FESTIVA DEI NEGOZI


31/03/2012
Campagna delle Parrocchie contro la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi decisa dal Governo – Una singolare iniziativa a sostegno di questa campagna parte dal Centro Commerciale Rho Center
Presa di posizione netta della Diocesi di Milano contro la liberalizzazione totale delle aperture dei negozi prevista dal decreto Salva Italia emanato dal Governo.
Il cardinale di Milano, Angelo Scola, ha detto il suo no chiaro.
Lo ha detto e ribadito in diverse omelie domenicali. “Riteniamo inopportuno l’apertura festiva dei negozi. Pensiamo all’importanza della famiglia e pensiamo anche al senso del lavoro, alla fatica di questi tempi, all’importanza del riposo festivo.
E’ giusto conservare questo che è uno spazio di comunione. Prima di sacrificare il riposo domenicale bisogna riflettere bene perché la concezione della domenica scaturisce dall’esperienza di tanti secoli”.
Nelle parrocchie della diocesi i parroci  hanno riportato ai fedeli la posizione e i concetti espressi dal Cardinale e hanno invitato i fedeli a non andare a fare la spesa nei giorni festivi.
Alcune settimane fa anche gli operatori del Centro Commerciale Rho Center hanno inviato una lettera al Sommo Pontefice oltre che al presidente Napolitano, al presidente del Consiglio Monti, a Formigoni e al Sindaco di Rho.
La lettera sottoscritta da numerosissimi operatori, dipendenti e clienti del Centro Commerciale riporta i motivi per i quali i firmatari sono contrari alla liberalizzazione dell’apertura dei negozi: motivi economici, sociali, di stile di vita, ma anche etici e religiosi.
“La liberalizzazione totale e selvaggia produrrà sulle piccole imprese conseguenze economiche e sociali molto gravi”, vi si legge. “Renderà la qualità della vita degli operatori commerciali molto scadente. Ciò che oggi viene presentato come strumento di sviluppo sarà strumento di involuzione sociale e culturale e di disgregazione familiare”.
Rivolgendosi al Papa hanno gli estensori della lettera hanno richiamato quanto sta scritto nella Genesi: ‘Il settimo giorno riposò’. E siccome Dio non aveva certo bisogno di riposo, l’espressione significa che dedicò quel giorno alla contemplazione, alla riflessione.
Significa che Dio, infinitamente più saggio e sapiente dell’uomo, ritiene la contemplazione e la riflessione aspetti fondamentali che vanno ben al di là della speranza di vendere un articolo in più”.

di Eppe Ghime da http://www.ekojournal.it/

LA LETTERA APERTA ALLE AUTORITA’ POLITICHE E RELIGIOSE
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio
Al Ministro dello Sviluppo Economico
Al Presidente della Regione Lombardia
Al Presidente della Provincia di Milano
Al Sindaco di Rho
 Al Sommo Pontefice
L O R O   S E D I
Inviamo la presente per porre all’attenzione delle SS.LL. la situazione dei numerosi piccoli operatori commerciali che, come i firmatari di questa lettera, hanno la propria attività all’interno di centri commerciali e si trovano nell’impossibilità di poter decidere se cogliere o meno le presunte opportunità che la legge sulla liberalizzazione del commercio offre, ma saranno obbligati a osservare gli orari di apertura e chiusura che saranno decisi dalla direzione dei singoli centri commerciali.
La liberalizzazione totale e selvaggia del commercio, in nome di una presunta e finta libertà e competitività, produrrà sulle piccole imprese conseguenze economiche e sociali molto gravi.
Economicamente le maggiori aperture e gli orari più lunghi finiranno per essere solo ulteriori costi senza adeguati riscontri poiché, semplicemente, gli incassi attuali saranno spalmati su sette giorni invece che su sei. Per il rilancio dei consumi non servono infatti orari notturni e aperture nei giorni festivi, ma più potere d’acquisto, lavoro e stipendi adeguati per tutti.
Lavorare 365 giorni all’anno con orari quotidiani prolungati renderà la qualità della vita degli operatori commerciali molto scadente, determinata da un tempo lavoro insostenibile che avrà pesanti ripercussioni sulla vita privata, sociale e familiare degli interessati. Ciò che oggi viene presentato come strumento di sviluppo, sarà strumento di involuzione sociale e culturale e di disgregazione familiare.
Gli articoli 23, 24, 25, 27, 28 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani affermano, tra l’altro, il diritto di ogni individuo a giuste e soddisfacenti  condizioni di lavoro, il diritto al riposo e allo svago, il diritto a prendere parte alla vita culturale della comunità. Hanno ancora valore queste affermazioni? Ne dubitiamo. Questa nuova organizzazione del commercio usurpa agli operatori commercial il diritto-dovere a occuparsi dei propri figli , a vivere con armonia la propria  vita familiare e sociale.
La scelta di consentire l’apertura degli esercizi commerciali per 7 giorni la settimana è aberrante, ha il preciso significato di mettere il profitto, l’economia, il danaro al primo posto nella scala dei valori della nostra società. Sminuisce quindi il valore dell’individuo in quanto tale nonché quello della famiglia. Spesso e da più parti viene ribadito che la nostra società si fonda sulla famiglia. Affermazioni nettamente in contrasto con scelte che non sono certamente a tutela della famiglia, sicuramente non delle famiglie degli operatori del commercio, che di fatto non avranno a disposizione neppure un giorno da “condividere”, “da vivere insieme”.
L’apertura festiva quindi servirà non ad unire, bensì a minare l’armonia della famiglia, con conseguenze sociali facilmente immaginabili.
Riportiamo l’attenzione delle SS.LL. su  un’ulteriore considerazione: nella Genesi sta scritto:”…il settimo giorno riposò”. E siccome Dio non aveva certamente bisogno di riposo, l’espressione “il settimo giorno riposò” significa che dedicò quel giorno alla contemplazione, alla riflessione. Significa che Dio (infinitamente più saggio e sapiente dell’uomo) ritiene la “contemplazione” e la “riflessione” aspetti fondamentali, che vanno ben  al di là della speranza di vendere un “pezzo” in più.
 Non siamo nemmeno convinti che questa liberalizzazione selvaggia sia nell’interesse dei consumatori. In effetti, anche per la grande distribuzione le aperture festive e gli orari più lunghi finiranno per essere un ulteriore costo che andrà a pesare sul prezzo dei prodotti e quindi sui consumatori. Questa legge resta solo un regalo alla grande distribuzione che causerà la morte del piccolo commercio, cioè di un servizio sociale importante.
Chiediamo quindi che le SS.LL. nelle proprie prerogative si adoperino perché questa legge, assurda, iniqua e inutile, venga ripensata e riformata.
(seguono le firme)

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