martedì 23 agosto 2011

GLI EFFETTI DELLA MANOVRA BIS DEL 13 AGOSTO: NEGOZI SEMPRE APERTI

ESTESA A TUTTA ITALIA LA LIBERALIZZZAZIONE DI ORARI E APERTURE
Nel decreto approvato dal Governo lo scorso 13 agosto trova spazio una norma che estende all’intero territorio nazionale, e non più soltanto alle città d’arte e turistiche, la possibilità di derogare sugli orari di apertura e chiusura dei negozi e sul periodo di festività degli esercizi commerciali

In pratica dal 14 agosto non ci sono più vincoli di orario, nè di chiusura domenicale o infrasettimanale per quanto riguarda esercizi commerciali.
Si tratta di un decreto che per ora vale 60 giorni: infatti se il Parlamento non procede con l'approvazione, decadrà automaticamente.

In un momento in cui non c’è benessere questo provvedimento dà nuova vita solo a chi ha più mezzi, cioè alla grande distribuzione, e rischia di accelerare la scomparsa dei piccoli, pronti a garantire un servizio, non ad abbracciare una missione.

Togliere le regole non significa migliorare il sistema, bensì il contrario. I piccoli negozi non reggeranno la concorrenza dei centri commerciali e l'offerta distributiva tenderà inevitabilmente verso, una triste, omologazione. Se non lo si capisce per tempo, dopo sarà troppo tardi, e il depauperamento progressivo della rete distributiva di prossimità sarà di fatto una perdita irreversibile di un servizio che ad oggi altri Paesi ci invidiano.
L'aspetto peggiore riguarda comunque il piccolo commercio che verrà ulteriormente danneggiato. Ci sono grosse catene distributive che, se potessero, farebbero turni per coprire tutte le 24 ore, come accade in America e questo significa far morire le botteghe e automaticamente i centri storici dove il degrado troverebbe facile terreno sul quale attecchire e di questo i sindaci, soprattutto nei piccoli paesi sono o dovrebbero essere alquanto preoccupati.

CONFCOMMERCIO: "UNA BOUTADE ESTIVA, NON AIUTA NÉ LE IMPRESE NÉ I CONSUMATORI"

Confcommercio è intervenuta sulla misura che estende le aperture dei negozi a tutto il territorio nazionale in due occasioni. Nella prima, il 16 agosto 2011, ha sottolineato che "non stimola i consumi e favorisce i consumatori, e soprattutto aggrava una scelta erronea".
"Erronea per il metodo - continua Confcommercio - perché maturata senza confronto con il mondo delle imprese e del lavoro, per il merito perché invasiva delle competenze delle Regioni in materia di disciplina del commercio e perché non riconosce i già elevati livelli di servizio assicurati dal modello italiano di pluralismo distributivo".
In risposta all'intervista del ministro Brambilla a "Libero", la Confederazione ha poi evidenziato il 21 agosto 2011 che ''il commercio è uno dei pochi settori liberalizzati dal '98 e tutta la distribuzione offre elevatissimi livelli di servizio tanto nei giorni feriali che festivi, in linea con gli standard europei, e in molti casi anche migliori: questo avviene secondo regole discusse con Regioni ed enti locali''.

Credere dunque che la liberalizzazione delle aperture e degli orari dei negozi sia una vera rivoluzione e possa stimolare i consumi è una boutade estiva.
Insomma questa misura contenuta nella manovra non aiuta né le imprese né tanto meno i consumatori. E poteva essere evitata dal ministro Brambilla che invece dovrebbe occuparsi a tempo pieno del settore turistico.
E' peraltro paradossale - conclude Confcommercio - che si vari questa norma di carattere sperimentale come estensione dell'ancora inattuata sperimentazione delle liberalizzazioni nelle aree turistiche decisa nella manovra del mese scorso''.

La misura è stata proposta dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che l'ha vigorosamente difesa in un'intervista a ''Libero'' affermando di non riuscire a ''capire'' le obiezioni di alcune associazioni di categoria e sindacati su quella che è ''una vera e propria rivoluzione liberale, qualcosa che in questo Paese nessuno era riuscito a fare, una strada obbligata per generare sviluppo, ricchezza e occupazione.
Basta vincoli alla libera iniziativa privata, ogni imprenditore ha il diritto di organizzare come crede la propria attività, nel solco tracciato dalla prossima modifica all'articolo 41 della Costituzione''.

''Il governo - continua la Brambilla - deve prima di tutto rispondere alle richieste dei cittadini e pensare alla competitività del Paese. Ovunque funziona cosi'. E l'Italia non può restare indietro soprattutto nel particolare momento economico che stiamo vivendo.
Come si fa a criticare una norma che in una situazione di crisi fa crescere l'offerta e di conseguenza anche la domanda? Rimettiamo in moto un circolo virtuoso che parte dai consumi e dà impulso all'economia e all'occupazione''.

Per quanto concerne le critiche sulla mancanza di concertazione, il ministro ha ribattuto: ''rimedieremo a settembre. A breve convocheremo un tavolo con sindacati, associazioni dei consumatori e di categoria per monitorare lo stato dell'arte e faremo il punto sui risultati raggiunti con provvedimento sulle località turistiche''. Sul provvedimento ha espresso forti perplessità la Filcams-Cgil (''il consumo non aumenta aumentando le aperture nel commercio ma incrementando la quota di reddito disponibile al consumo").

 
dal sito di Confcommercio e altri

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