lunedì 8 agosto 2011

COMMERCIO DI VICINATO ......… UNA RISORSA DA VALORIZZARE


I MIEI COMPLIMENTI AL DIRETTORE per questa perfetta descrizione della categoria.

Ricordo spesso l’affermazione del Presidente della Confcommercio Imprese per l’Italia Carlo Sangalli «la luce di una “bottega” è una luce della città e, quando questa si spegne, muore un pezzo di via e si lascia spazio alla microcriminalità».
Da qui è facile intuire come il commercio rappresenti un anche ruolo sociale, una considerazione questa diventata però sterile ai nostri giorni perché la categoria dei commercianti da molti viene ritenuta marginale, parassitaria, bypassabile ed interessante da citare nei salotti televisivi quali elemento portante dell’evasione fiscale.

Il concreto rischio che ritengo oggi corre la categoria è quello di vedere trasformato il negoziante in un oggetto complementare dell’arredo urbano e non una componente fondamentale strategica di quell’economia diffusa formata da tante piccolissime imprese da sempre impegnate nell’ offrire il loro prezioso servizio alla comunità.
Parlare di commercio e comprenderne il vero valore intrinseco non è da tutti, ma soprattutto non è per tutti, fanno fatica a capire i politici, i funzionari pubblici, i dirigenti ed a volte anche i giornalisti.
Quando un commerciante espone i suoi problemi o le sue rivendicazioni nella migliore delle ipotesi trova cenni di assenso con la testa, ma spesso ritengo sia più per compassione che non per aver capito il vero senso di quello che si è affermato.

Ritengo che nel modo di pensare della maggioranza della gente vige il retro pensiero che le problematiche siano pura invenzione e che la verità risieda nel fatto che ogni mattina nei negozi si possa aprire il rubinetto e far sgorgare soldi a non finire.
La società attuale stenta a comprendere l’imprenditore commerciale, lo ritengono furbo, “scafato” difficilmente lo stimano come un professionista del suo settore.
Manca una reale presa di coscienza da parte del mondo della politica ed anche noi, uomini di Associazione, spesso sbattiamo la faccia contro un “muro di gomma”.


Eppure girando per le vie delle nostre città quelle vetrine spente, quelle saracinesche abbassate dovrebbero fare riflettere e far scattare un serio esame di coscienza a tutti quei soggetti che con uno stipendio assicurato non si curano di far altro che intensificare la burocrazia facendo aumentare il peso sulle spalle dell’imprenditore.

Le vetrine si spengono e la gente passa, da’ un’occhiata e tira dritto senza mai domandarsi il perché di una vetrina buia.
Non sono solo i costi di gestione a mettere in difficoltà le imprese del commercio non è solamente il proliferare dei centri commerciali che nell’ottica della concorrenza moderna ci possono stare sono altri gli elementi che incidono pesantemente e che, alla “fine della fiera”, fanno prendere la decisione di chiudere: tasse, tributi, autorizzazioni, adeguamenti alle copiose normative, sono questi i macigni che gravano pesantemente sul commercio di vicinato troppo debole per poterli sopportare.

Penso di non dire nulla di strano nell’affermare che poche persone conoscono gli studi di settore ai quali sono sottoposti i commercianti, con l’obbligo di adeguarsi a redditi presunti e calcolati antecedentemente a questa crisi economica.
Quanti si rendono conto che occorre attivare serie e concrete politiche che incentivino alla frequentazione dei nostri negozi di vicinato da parte dei cittadini rendendogli più agevole raggiungerli con una viabilità ad hoc e delle infrastrutture moderne ed efficienti quali parcheggi e potenziamento del trasporto pubblico urbano.
Sono queste le motivazioni che ci spingono a proseguire nel confronto leale e costruttivo con le Amministrazioni comunali ed in particolare con quella del capoluogo, una collaborazione progettuale per animare il centro storico, cuore pulsante di ogni città e riserva storica di attività commerciali di prestigio e grande professionalità.
Lavoreremo insieme ai Comitati di Via per mettere in campo una campagna di marketing e comunicazione che valorizzi al massimo le attività del terziario e riaccendano l’interesse del consumatore a servirsi dei commercianti di vicinato luce importante dei centri storici e artefici di una funzione sociale a vantaggio di tutte le generazioni di consumatori.

Da un’editoriale di GIOVANNI STRUZZOLA - febbraio 2011
Direttore Unione Commercianti di Piacenza

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