sabato 28 gennaio 2012

LIBERALIZZAZIONI. CENTRI COMMERCIALI SEMPRE APERTI, E LA CRISI AUMENTA

Sono numerose e rilevanti le criticità contenute nel contestatissimo “decreto liberalizzazioni” proposto dal Governo Monti.
Se le varie categorie professionali interessate (avvocati, giornalisti, tassisti solo per citarne alcune) hanno trovato ampio spazio sui media, poco si è parlato della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali.
Eppure, le conseguenze che questa misura rischia di avere non solo sul tessuto economico locale, ma addirittura su un intero modello di consumo, sono davvero gravi.

Già la manovra di Berlusconi del luglio 2011aveva previsto l’apertura domenicale degli esercizi, ma circoscritta alle sole città di interesse turistico, mentre la manovra del governo Monti è andata oltre allargando a tutte le città l’apertura H24.

Siccome la disciplina di questa materia dovrebbe spettare alle istituzioni regionali, alcune si sono già mosse o si stanno muovendo con ricorsi alla Corte costituzionale, anche se la maggioranza dei cittadini intervistati è d’accordo con l’apertura continua.
È in atto uno scontro tra i pro e i contro ma per qualcuno non è ancora chiaro quali potrebbero essere le conseguenze della deregulation.
In realtà la spiegazione è molto semplice e si collega a una situazione che ormai da anni caratterizza lo stile di consumo degli italiani e degli occidentali in generale, sempre più attratti dai grandi centri commerciali, che drenano la ricchezza del territorio esportandola altrove e modificano anche le abitudini, gli stili e la cultura degli abitanti del territorio, introducendo nuovi modelli senza radici né identità.

Questi centri che oltretutto cambiano la conformazione stessa delle aree urbane stanno sostituendo gradualmente i tradizionali luoghi di socialità e aggregazione delle città e offrono alternative posticce, “non luoghi e piazze virtuali” che hanno il solo scopo di costituire un luogo di decompressione fra un negozio e l’altro e si inseriscono in un percorso di consumo studiato a tavolino.

È quindi questo l’effetto della manovra di Monti: fare un regalo alla GDO e darci la possibilità di passare la domenica dentro i centri commerciali a fare shopping e sfamarci in qualche fast-food, penalizzando così i piccoli negozi che non possono sostenere aperture così prolungate e anche con un riflesso di ridistribuzione del reddito che si concentrerà in mano a pochi.
Il secondo effetto riguarda le relazioni. I negozi di vicinato, infatti, riescono a costruire un tessuto di relazioni, anche informali, tra persone che genera sicurezza e appartenenza. La loro prevedibile chiusura è quindi un impoverimento della città e della comunità.

Se poi si vuole seguire l'onda "liberista", mi sembra che oggi siano rimasti pochi dubbi su "a chi fanno bene" le liberalizzazioni, certo non al consumatore impoverito, anche se magari nei centri commerciali può trovare beni di consumo a prezzo più basso.
Il "costo vero" si paga quindi nel lungo termine con l’aumento di povertà del territorio e più ancora di povertà relazionale.



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