domenica 19 giugno 2011

LA LEGGE E I FURBETTI

La legge (n° 6/2010 consultabile qui) della Regione Lombardia riguardante la regolamentazione degli orari degli esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa prevede all'art. 103 e seguenti:
  • Per gli esercizi commerciali sotto i 250 metri quadri di superficie di vendita, la possibilità di apertura in tutte le giornate domenicali e festive durante l’intero anno, con l’obbligo di chiusura in sette giornate l’anno corrispondenti alle principali festività.
  • Per i punti vendita di maggiori dimensioni (medie, grandi strutture di vendita e centri commerciali) ventidue giornate all'anno di “apertura domenicale e festiva” che sono cosi regolate:
  • apertura nella prima domenica dei mesi da gennaio a novembre;
  • apertura nell’ultima domenica di uno dei mesi di maggio, agosto o novembre;
  • apertura nelle giornate domenicali e festive del mese di dicembre. 
  • apertura, inoltre, in altre cinque domeniche e/o festività a discrezione dei Comuni.
    • Per le zone diverse dal centro storico dei Comuni capoluogo e per i Factory Outlet Center che i comuni possono autorizzare l’apertura domenicale e festiva fino a un massimo di ulteriori dieci giornate all'anno. (oltre alle ventidue regolate per legge)
    • Per i comuni nei quali si svolgono mercati domenicali o festivi a valenza storica l’apertura è consentita a tutti, limitatamente ai giorni e agli orari di svolgimento di tali mercati.
    • Per i Comuni rivieraschi, quelli con impianti sciistici, con stabilimenti termali, i centri storici dei Comuni capoluogo di provincia e le fasce del territorio fino a 500 metri di distanza dagli aeroporti di Linate, Malpensa, Orio al Serio e Montichiari e i comun i che vengono individuati “ambiti a forte attrattività” è consentita l’apertura domenicale e festiva.
    Poi la stessa legge dice anche:
    I comuni, inoltre, possono concedere ulteriori giornate di apertura domenicale e festiva agli esercizi commerciali siti all’interno del perimetro dei distretti del commercio, in accordo con le organizzazioni delle imprese e dei lavoratori.

    E usando a sproposito quest’articolo della legge, il comune di Antegnate ignorando i suoi commercianti ma "convinto e appoggiato" dal centro commerciale di Antegnate, ha “inventato” il Distretto del comune di Antegnate, Fontanella e Barbata che appunto concede “legalmente” ulteriori giornate di apertura domenicale e festiva allo stesso.
    Da inizio giugno 2011, con questo escamotage, con il riconoscimento di questo Distretto da parte della Regione sono riusciti a far legalizzare l’apertura domenicale e festiva per quasi tutto l’anno del centro commerciale di Antegnate.
    Questo perché, le ulteriori aperture che i comuni possono concedere ai centri commerciali che sono all’interno del perimetro del distretto erano già state contrattate con il centro commerciale per altre ventisei domeniche, in aggiunta alle ventidue viste sopra e regolate per legge e che in totale fanno l’apertura festiva per quasi tutte le domeniche di un anno. (il centro commerciale ha ricevuto così un vantaggio competitivo anche nei confronti degli altri centri)

    La Regione consente l’apertura domenicale e festiva ai centri commerciali e poi finanzia i distretti commerciali.
    In pratica la Regione, con la complicità di alcuni comuni, prima colpisce duro il commercio di vicinato (quello al dettaglio) e poi cerca di rianimarlo.
    Il problema non sono quindi i Distretti del Commercio ma il motivo per il quale hanno dovuto introdurli.
    E’ come se venisse acquistata una bilancia a un obeso. La bilancia di per se è utile ma per risolvere il problema dell’obesità si deve fare altro ….

    Volendo proteggere il commercio di vicinato sarebbe stato più semplice fare leggi con limiti ben precisi e non dare ai centri commerciali il vantaggio competitivo di poter rimanere sempre aperti nei giorni festivi e non solo le ventidue domeniche regolate per legge.
    Vantaggio, che addirittura anche la Corte Costituzionale con una sentenza dell’ottobre 2010 ha invece riconosciuto in capo al commercio di vicinato, perchè: mirato a realizzare un riequilibrio competitivo tra grande distribuzione ed esercizi di vicinato e valutato a porre rimedio a situazioni di squilibrio economico e sociale.

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