domenica 1 maggio 2011

ORDINANZE APERTURE DOMENICALI: SCHIERAMENTO DI PARTE


Riferendomi alle continue ordinanze di deroga alla chiusura domenicale e festiva si riscontra continuamente che la politica preferisce schierarsi esclusivamente a favore dei grandi interessi economici perdendo una buona occasione di tutelare anche le categorie più deboli; quella stessa politica che ostinatamente rifiuta di dare ascolto alle grida di dolore provenienti dalle associazioni dei commercianti, che da qualche tempo denunciano lo stato di agonia profonda in cui il piccolo commercio versa, a causa delle “regolamentazioni” in senso ultraliberista che stanno interessando il settore.

L’apertura indiscriminata festiva dei centri commerciali poi non ha alcuna ragione giuridica, non trattandosi di servizi essenziali e indispensabili per la collettività e altera in modo grave e pregiudizievole l’alternanza dei tempi di vita e di lavoro costituzionalmente salvaguardati nell’interesse della “persona”.

Voglio ricordare che il settore commercio è formato in massima parte, forse ancora per poco, da una rete di piccoli esercizi commerciali che sono una tipicità tutta italiana e che la grande distribuzione costituisce, almeno numericamente, una minoranza a cui però la politica, inspiegabilmente, consente di scrivere la propria agenda.

Rilevo che sono rimaste inascoltate le voci contrarie a questo tipo di scelta, a più riprese espresse dalle maggiori organizzazioni dei lavoratori e dei consumatori e dal commercio di vicinato.
Ricordo che i soggetti su cui ricadono i nefasti effetti di questo tipo di decisioni sono i piccoli commercianti e loro dipendenti, i dipendenti della grande distribuzione e loro familiari costretti a ritmi di vita inaccettabili, i consumatori residenti nelle periferie e piccoli centri che, in molti casi, assistono alla chiusura dei piccoli esercizi commerciali che in detti contesti, svolgono altresì ruoli aggregativi e sociali.

Una efficace politica per il commercio dovrebbe ripartire dalla creazione di una più leale concorrenzialità tra la grande e la piccola distribuzione, facendo in modo che i centri commerciali con le continue aperture festive non vadano a creare una situazione di svantaggio nei confronti dei negozi di vicinato.
Troppo spesso si dimentica il valore sociale legato alla rete della piccola distribuzione e ciò vale sia per i livelli occupazionali, che per il loro valore aggiunto di socializzazione, soprattutto nelle nostre piccole comunità locali.

Per questo bisogna perseguire ogni minimo spiraglio di dialogo con chi ha il potere decisionale, teso a individuare un modello che sia il giusto equilibrio tra TUTTI gli interessi in campo.

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