venerdì 25 aprile 2014

NO AI NEGOZI SEMPRE APERTI.



La Filcams Cgil "continua a sostenere la propria contrarietà alle liberalizzazioni degli orari commerciali, e da molto tempo è promotrice di un'idea di programmazione che possa soddisfare le diverse esigenze, in una dimensione più umana e meno frenetica, rispettando le necessità delle aziende, dei consumatori, senza però danneggiare le tutele e i diritti dei lavoratori.
Per questo, il Decreto Salva Italia del Governo Monti sulle Liberalizzazioni deve essere sostituito con una nuova regolamentazione per il settore commerciale".
La totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festive nel commercio introdotte dal Decreto infatti "non ha prodotto, come ipotizzato, risultati positivi ne in termini di occupazione ne di consumi, ma ha contribuito a complicare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro degli addetti del settore.
Eliminare gli ostacoli all’esercizio delle attività economiche e il principio di libera concorrenza tra gli operatori erano i principi ispiratori del Decreto, ma non sono stati realizzati.
Nella più grande recessione dei consumi legata dalla diminuzione del reddito disponibile delle famiglie, il costo gestionale e sociale delle aperture 365 giorni l’anno non è sostenibile da tutte le imprese come è rilevabile dalla cessazione di molte attività del settore.
La competizione si concentra, quindi, tra le grandi strutture commerciali dove il sempre aperto continua ad incentivare anche la cultura del centro commerciale quale luogo di ritrovo e passatempo, indebolendo i centri storici e il loro tessuto economico e culturale".

Per il valore delle due festività, per la tradizione del nostro paese, per il rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori” afferma la Filcams Cgil “ ma anche perché è ormai tempo di ammettere che il sempre aperto è una “tendenza" imposta , che non ha rappresentato una vera strategia per rilanciare consumi e occupazione, ed agisce negativamente sulle condizioni dei lavoratori e sulla modifica dei modelli sociali e di consumo.

Su twitter #LaFestaNonSiVende

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